domenica 5 febbraio 2012

Neve


Il cielo è così basso che sembra voler scendere su di te.
Vuole affondare le sue nubi gonfie nel terreno, noncurante di ciò che si trova in mezzo.
È tutto il giorno che si prepara, e vivo in attesa che qualcosa succeda.
Finalmente rompe ogni indugio: si sta sbriciolando come se fosse cenere leggera, e lascia una farina finissima ad imbiancare le strade.
Fa molto freddo, il cielo è argenteo, la neve è minuscola e non soddisfa la mia voglia di fiocchi.
Chiudo le persiane un po’ delusa, su questa notte rigida e buia.

È sbadigliando che le spalanco all’alba del nuovo giorno.
Avevo dimenticato, non avevo preso sul serio quella sottile nevicata, e ora lei è qui che mi stupisce.
Non riesco a smette di guardarla, la bocca aperta, e lei è là. Ha preso il comando di ogni cosa.
Copre tutto, cancella i colori, uniforma i profili.
Il mondo è immobile, imprigionato dal suo abbraccio totale. È un’amante disperata che si dà completamente, e ti ingloba senza scampo nel suo amore morboso.
Soffoca ogni movimento, arrotonda il suono e rende morbido il mondo.
Il cielo è bianco come la terra, e con un guizzo allo stomaco spero che tutto questo non finisca mai.
Voglio solo esserne parte anch’io. È ancora come da bambina, o forse molto più intenso…
Il cuore si allarga per una felicità improvvisa, e l’eccitazione mi fa fremere dal desiderio di uscire.
Corri, esci, vola!
Voglio buttarmi per terra a braccia aperte, mangiare i fiocchi ancora in volo e sentire il tipico croccare ad ogni passo. Voglio rotolarmi tante volte, urlare al cielo per quel suono sordo che mi viene restituito, saltare e tuffarmi come in mare, sprofondando completamente nel suo abbraccio.
La amo, l’adoro, è la mia passione, la mia follia!

È il terzo giorno. Il cielo è azzurro e il sole sembra ancora più brillante di sempre.
Rendi luminoso quel che è opaco, candido quel che è sporco, rendi elegante la mia città di cemento, amica mia.
Se potesse essere sempre così, anche questo posto sembrerebbe incantevole.
Ma gli alberi, insofferenti, cominciano a sbuffare, e con tonfi soffocati si liberano della tua morsa. Le auto ti hanno schiacciata, svilita e sporcata, e l’asfalto scuro affiora e si allarga cancellandoti, animandosi di passerotti in cerca di briciole nelle vie più appartate.
Il sole ti fa brillare sui tetti, e schiava di lui ti abbandoni a questo bacio mortale.
Tu cedi, e di te non resta che uno sgocciolare nei tombini irrorati, il cif-ciaf di una poltiglia grigiastra e tristi pupazzi ormai privi di forma.

Un giorno ancora, e il mondo torna asciutto.
Cancella ogni candore e prosegue il suo corso, e sembra impossibile che solo ieri fosse tutto così bello.
Si asciuga anche il mio cuore, e il ricordo di quella corsa a perdifiato ridendo verso il cielo mi strappa un debole sorriso.



(Versione per papà: ha nevicato, mi piace molto e mi dispiace quando si scioglie! Hihihi!)

3 commenti:

  1. ricordati W. Goethe che si scusava per l'eccessiva lunghezza di una lettera: ho avuto poco tempo a disposizione, diceva.

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