giovedì 2 febbraio 2012

Il mondo fatato di Gabriella

Un tremolio di ali. La stanza è invasa di luce e colori, e l’odore di zucchero e vaniglia ricorda le vecchie feste di paese, quando i bambini si aggiravano fra gli stand per cercare pop-corn caramellati e zucchero filato.
Ad una prima impressione diresti di essere finito in un arcobaleno glassato, senza credere che quelle mani così tozze possano essere artefici di tanta leggerezza.
Un intero campo di fiori dai colori pastello ricopre i mobili, e piccoli insetti innocui fanno capolino tra i petali, a cercarli bene.
Nessuno può immaginare che dietro quel donnone imponente ci sia tanta delicatezza e maestria, ma nonostante l’aria sempre accigliata e un velo di baffetti scuri che la fanno sembrare ancora più dura, riesce a dar vita ad un minuscolo mondo palpitante in fondente di zucchero e pasta di cioccolato.
“Il campanello, sono già qui”.
Con il consueto movimento di pulire sul grembiule le mani dallo zucchero a velo, Gabriella zoppica rapida fino alla porta, e facendo il gesto di stare in silenzio fa entrare quattro bambini dall’aria furtiva. Fanno fatica a soffocare le loro risate di eccitazione, ma la segretezza è la prima regola imposta da Gabriella, e non ci si può fare scoprire da nessuno.
“Chiudete gli occhi, mi raccomando”, li ammonisce poi, accompagnandoli per mano verso la stanza delle meraviglie.
Appena ricevuto il permesso, i bambini aprono gli occhi che avevano serrato, e il loro sguardo estasiato è per Gabriella la ricompensa di una intera settimana di lavoro.
“Questo è per te Geremia, visto che non puoi correre in un prato fiorito per via della tua asma. Qui non corri alcun rischio di allergie!”
I bambini festanti iniziano a saltellare attorno ad ogni mobile, e ogni coccinella che scoprono solleva un “Oh!”, ogni lumachina una risata, e ogni rosa fa sognare Elisa, l’unica bambina del gruppetto.
“Non ce la farete mai ad assaggiarli tutti se state lì impalati con la bocca aperta” tuona Gabriella, e i quattro golosoni non se lo fanno ripetere due volte.
Dopo essersi rimpinzati per bene, ciascuno di loro si abbandona sul divano con una tazza colma di cioccolata calda.
Gabriella è felice di averli tutti lì, sono la sua ragione di vita.
La natura non le aveva dato dei figli, e dopo la perdita del marito aveva vissuto nella solitudine più totale. Finchè un giorno Elisa, l'ultima figlia della coppia del piano di sopra, incrociandola sul pianerottolo le aveva semplicemente detto “Tu profumi di zucchero. Posso venire a giocare a casa tua?”
Da allora le visite regolari di Elisa erano diventate il suo momento di gioia, e quando gli altri bambini del palazzo vollero unirsi a loro, per lei fu un piacere ancora più grande.

Così, come ogni settimana, quattro bambini fra i 6 e i 10 anni si presentano puntuali alla sua porta, per entrare nel mondo fatato dei dolci di Gabriella; con l’unica condizione che nessun adulto lo venga a sapere.
Il sole ha già cominciato a tingere di rosa il cielo e le candide tende del suo appartamento, ed è ora di tornare a casa per i piccoli ospiti.
Sulla porta Gabriella ripete la solita raccomandazione: “Attenzione a non raccontare a nessuno di noi, altrimenti potrebbero esserci guai”, e silenziosi e guardinghi come ogni volta, i bambini corrono veloci verso le loro case.
Ma qualcuno, non visto, ascolta tutto.
La portinaia è in ritardo quest’oggi, una consegna urgente l’ha trattenuta al lavoro più del solito e proprio in quel momento sta facendo l’ultimo giro prima di andarsene.
In un lampo ricorda il tono mellifluo del vecchio bidello della sua scuola elementare, che faceva la stessa raccomandazione a tutte le bambine con cui “giocava”, e le si rizzano i capelli in testa.
Allarmata e sconvolta si precipita una dopo l’altra dalle famiglie dei bambini che ha visto, e con le lacrime agli occhi racconta ai genitori quello che ha sentito.
Si scatena l’inferno!
I bambini negano qualsiasi legame con Gabriella, i genitori incalzano e alzano la voce, chiedono e chiedono ancora, finché anche Simone, il più tenace nel silenzio, crolla sotto le preghiere della madre in lacrime.
Dopo soli due minuti dalla telefonata, la pattuglia dei carabinieri è già sotto al palazzo.

Gabriella è affacciata alla finestra serena e appagata, sta ascoltando Mozart e li guarda arrivare senza chiedersi nulla. Nemmeno quando suona il campanello può immaginare quello che le succederà di lì a poco.
Nessuno le fa domande, nessuno le spiega, nessuno la guarda in faccia. Trattata come la peggiore fra i criminali è costretta a seguirli in centrale, senza nemmeno il tempo per prendere la giacca.
L’umiliazione è tale da non riuscire ad alzare lo sguardo, e non vede i suoi piccoli amici nascosti dietro alla ringhiera, singhiozzanti.
L’interrogatorio dura ore, ma alla fine credono alla sua versione.
È notte quando Gabriella viene riaccompagnata a casa con mille scuse, ma quelle pesanti insinuazioni le hanno causato una ferita al cuore che le fa sentire un dolore acuto, sempre più opprimente, fino a perdere del tutto consapevolezza di sé e non sentire più nulla.
Quando apre gli occhi vede la sua Elisa vicino a lei, col faccino serio e triste, che le tiene la mano. Solo in un secondo momento si rende conto di essere in ospedale, attaccata a grossi macchinari e circondata da persone in attesa.
Ci sono tutti: il piccolo Geremia con suo fratello Enrico, Simone e naturalmente Elisa, accompagnati dai genitori.
I sensi di colpa e la vergogna sono così intensi da percepirne la presenza, ma la freschezza dei bambini risolve ogni tensione.
Rinfrancato dal risveglio e dal sorriso della grossa amica, candidamente Geremia trilla “Adesso che mamma e papà lo sanno possono venire anche loro a mangiare gli zuccherini?”
Gabriella ride. Ride col cuore e ride sollevata. Poi piange un istante ma ben presto torna a ridere di gusto, facendo ridere anche i suoi bimbi e i loro genitori.

Gabriella è indaffarata a preparare una torta speciale per una festicciola, e l’aria che si respira è densa di vaniglia e crema al cioccolato. Il profumo inebriante dello zucchero e del caramello si aggiunge al resto, e fa sentire come bambini alle feste di paese.
Gli scaffali sono zeppi di piccole creature perfette dalle tinte delicate, create con amore e maestria, e ovunque è uno scintillio di luci e colori.
Le ordinazioni arrivano a fiotti, e l’agenda è già piena per settimane.
Nonostante la sua sia la pasticceria più famosa della città, Gabriella è rimasta la stessa di sempre, e non perde per nessun motivo l’incontro settimanale con i suoi adorati amici.
Che nel frattempo sono felicemente aumentati.
Eh si, perché la dolce Elisa porta sempre le due gemelline dai riccioli biondi, e Simone e sua moglie non si perdono un incontro. Enrico lo si vede di rado ormai, è un uomo in carriera ma quando torna in città la prima cosa che fa è sprofondare nell’accogliente divano e sorseggiare cioccolata calda, perfino nei torridi pomeriggi d’agosto.
Per quanto riguarda Geremia, ha deciso di mettere la sua vivace fantasia al servizio dei bambini, e dopo anni di esperienza con la migliore maestra che potesse avere, lavora con soddisfazione ed eccellenza nel luogo più dolce che c’è in città: “Il mondo fatato di Gabriella”.



1 commento:

  1. Cara Rachi,

    sei bravissima...mi sono commosso ed emozionato leggendo il tuo racconto. Io però sono fortunato perchè ho vicino a me una persona che rende la mia vita "dolce" e "fatata".

    Attendo con ansia il racconto di domani.

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