mercoledì 15 febbraio 2012

Vecchia signora

È finita la messa, il brusio si alza nella chiesa fino a diventare un vociare allegro. La domenica la gente ama fermarsi a chiacchierare.
Lei non si ferma, e con il bastone da un lato e dall’altro il braccio della ragazza-gote-rosse che l’accompagna, punta decisa verso il portone.
Procede lenta e sgangherata, e sembra impegnata in una faticosa battaglia.
Un impermeabile liso grida la sua presenza in quella calda mattina di giugno, e porta anche un foulard al collo. I sottili capelli sono legati stretti come a non volerli fare cadere.

Sono seduta su una panca vuota e osservo la gente, il viso appoggiato sulla mano.
Guardo con gli occhi di un’estranea gli amici, compagni della mia vita, e mi lascio invadere da un lieve senso di malinconia pensando a che sarà di noi quando saremo cresciuti.
Lei incrocia un istante il mio sguardo e chissà, forse ci legge qualcosa.
La vedo tirare il braccio della ragazza e voltarsi indietro.
Ci vogliono alcuni minuti prima che percorra tutta la navata e si fermi proprio di fronte a me.
È pelle e ossa, pare incurvata sotto il peso del cielo e ti domandi come faccia e rimanere in equilibrio. Sembra ancora più vecchia, ora che è così vicina.
Mi sorride con tenerezza: “Non essere triste, bambina. Ogni cosa andrà a posto, c’è il Signore che ci aiuta”
Ancora un sorriso e se ne va, lenta com’è arrivata.
La perdo di vista, confusa fra la gente.

Ogni cosa è andata a posto, e i miei amici sono ancora tali anche dopo tanti anni.
Ma lei, non l’ho più vista.
Amo pensare che quando il peso del cielo ha avuto la meglio su quella fragile ossatura, abbia sorriso ancora, al suo Signore.

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