martedì 4 dicembre 2012

Natale da sola


Sarò sola questo Natale.
I ragazzi sono in montagna con gli amici, e i miei hanno deciso di festeggiare il loro anniversario in crociera.
Quarantacinque anni! sembra incredibile poter passare tanto tempo insieme a qualcuno.
Resterò da sola dunque, e fammi pensare un momento, forse sarà per la prima volta da che mi ricordo.
Eh sì, perché quegli anni in cui mi lamentavo di essere sola, in realtà c’erano i gemelli con me, e anche se era un po’ pesante, sola non lo sono mai stata…

C’è stato l’anno zero, come lo chiamiamo noi, quello in cui un biglietto proibito letto dalla persona sbagliata (io!) al momento sbagliato (la vigilia di Natale) ha sancito la fine del mio matrimonio. I bambini si sono stretti a me e, per reazione, da allora i nostri Natali sono stati uno più bello dell’altro. Ogni anno ci superavamo in decorazioni e festoni, e la nostra casa era diventata meta di pellegrinaggio per amici e parenti.
Oltre alla bellezza delle luci, alle dimensioni dell’abete, agli addobbi sparsi per casa tanto da sentirti catapultata nella baita di Babbo Natale, c’erano sempre biscotti alla cannella, tazze di cioccolata calda e il pandoro fatto in casa, che impregnava l’aria di vaniglia e zucchero.
Il giorno di Natale, poi superavo me stessa.
Era un po’ come se volessimo cancellare il ricordo di quel tradimento soffocandolo con l’atmosfera della perfezione.

E di Natale in Natale sono invecchiata, accidenti. Me ne accorgo guardando i miei figli, perché per il resto mi sento la stessa.
La stessa di diciotto anni fa, quando li ho abbracciati per la prima volta. Non mi sembra nemmeno che sia passato tutto questo tempo…

Sono qui incantata davanti alle candele, e non sono riuscita proprio a finire la cena della vigilia. Sparecchierò domani.
E’ la prima volta che la trascorro da sola, abbiate pazienza.
“Sei proprio sicura, mamma?” mi hanno chiesto con garbo prima di prenotare, preoccupandosi di lasciarmi senza darmi un dispiacere.
Cosa rispondere?
Mi sarei buttata al collo implorando loro di non lasciarmi mai, avrei piagnucolato in modo pietoso che senza di loro non sarebbe mai arrivato il vero Natale, ma ho annuito decisa, sorridendo per conferma. 
Andate, figli miei.

Come quando li incoraggiavo da piccini a buttarsi nella mischia: quante volte ho dovuto spingere per farli andare, quanti sorrisi di incoraggiamento ho speso per renderli sicuri, per farli camminare con le loro gambe, per far sì che si allontanassero dal nido per la loro strada.
Loro si giravano a guardarmi, aspettando un cenno da parte mia, e io annuivo sollevando le sopracciglia, come a dire “Allora? Che aspetti?”. Solo allora si decidevano.
E ora che si sono allontanati, ora che camminano decisi, ora che sono due splendidi giovani con il futuro nelle loro mani asciutte e forti, io resto a guardarli.
Li osservo dalla mia seggiola traballante, al principio della via, mentre loro si immettono sereni nella corsia della loro vita.

La stanza brilla di luci colorate, i canti di Natale come sottofondo, le candele indugiano in quest’atmosfera di festa. Mi accomodo sul divano e mi godo gli addobbi.
A quest'ora Babbo Natale prepara le sue renne per iniziare il giro del mondo…
Verso dello spumante ghiacciato nel mio calice e lo sollevo per brindare, guardando le bollicine che salgono in superficie partendo da un punto misterioso attaccato al vetro. Dopo un sorso leggero, socchiudo gli occhi e lo assaporo.
Sotto il mio albero maestoso, due pacchetti incartati aspettano di essere aperti. Loro torneranno fra qualche giorno, saranno contenti dei loro regali.

Quel lieve tuo candor, neve, discende lieto nel mio cuor…” Abbandono la testa sul divano, e scivolo velocemente nel sonno.

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Din… din… din…
Mi sveglio di soprassalto. E’ già mattina, ho dormito proprio come un sasso! Dove sono? Ah, sì, mi ero addormentata sul divano con la copertina… aspetta un attimo, non avevo la copertina.
Devo essermela messa questa notte senza ricordarmene. Che strano.
Ancora quel tintinnio! Ma che succede?
Oh mamma! E’ passato per davvero Babbo Natale? Sotto l’albero ci saranno almeno dieci pacchetti infiocchettati, e la tavola è apparecchiata per la colazione delle grandi occasioni!
Non credo ai miei, occhi, non oso illudermi…
                                  “Buon Natale, mamma!”
Due cappelli rossi bordati di bianco, un campanellino leggero, tre tazze di cioccolata fumante.
Due ragazzi -i miei bambini, due uomini!- sorridenti.

I veri amori della vita.


Con questo racconto partecipo al concorso "Christmas Gift", di My Caffè Letterario e Locanda dei Libri