mercoledì 28 novembre 2012

Ti ho cercato


Ti ho cercato tanto.
Ti ho cercato come presenza, aspettandomi quasi di sentirti accanto, stupita di non avere quel sesto senso che ti fa sapere quando ancora non sai.
Ti ho cercato in una chiesa, fra l’odore delle candele e l’asprezza dell’incenso.
Ti ho cercato sotto questa pioggia incessante, così simile ai miei sentimenti, che batte il mare e lo schiaffeggia inutilmente, inghiottita poi fra le sue onde schiumose.
Ti ho cercato prendendoti per mano, quella mano fredda e senza quasi consistenza, che sembra cera per quanto è liscia.
Ti ho cercata, ma non c’eri.

Non c’eri più.

Poi il mio sguardo desolato si è fermato sulla foto che tenevi sul comò, e sul quadro con i fiori bianchi che hai appeso accanto al letto.
Ho guardato il copriletto rosa antico e le tue sedie del matrimonio, che ti hanno seguita in ogni trasloco, quasi sgangherate nella loro antica eleganza.
E ho guardato l’armadio, scrigno misterioso che era il tuo mondo, che aprivi soltanto per fare qualche regalo, dal tuo portafogli consumato, come una cosa segreta, personale, inviolabile, con un pacchetto di caramelle sempre nascosto dentro.

E ti ho trovata finalmente.
Tu eri a due passi da me, nella scatola dei foulard, fra le calze di lana ben piegate nel cassetto, fra le lenzuola del corredo coperte per non prendere troppa polvere.
Eri accanto alla foto del tuo Filippo, nel vasetto con due rigidi fiori finti, nel centrino di pizzo che avevi ricamato da ragazza.
C’era la tua presenza fra le foto dei nipoti attaccate alle pareti, fra quelle incorniciate nell’argento, e guardandole le vedevo con i tuoi occhi; parlavano di te e della tua vita, della solitudine e della famiglia lontana.

Ti ho trovata infine nel tuo cofanetto dei gioielli, svuotato da tempo ormai, che conteneva la foto di un amico scomparso, un santino a cui votarti, e un piccolo libricino.
Te l’avevo regalato un secolo fa, o forse più, ti aveva riempito di gioia oltre qualsiasi aspettativa.
Quello piccino come un mignolo, quello dal titolo “Cara nonna”, quello che riposa con te ora, fra le tue mani di cera.