venerdì 17 febbraio 2012

Il richiamo del vento

Lisa guardò gli alberi mossi dal vento, mentre il vetro si appannava in cerchiolini davanti al suo respiro leggero.
Era profondamente agitata da un richiamo ancestrale che la spingeva a scappare, e si sentiva in trappola.
Quando il vento cambiava si sentiva fremere dal desiderio di lasciare tutto e seguire la danza delle foglie fino ai confini dell’orizzonte. Avrebbe lasciato persino i suoi figli, se solo quella maledetta porta fosse stata aperta!
Ma Manolo la chiudeva a doppia mandata ogni volta che usciva, guardandola con un misto di compassione e sospetto prima di sparire alla sua vista. Sembrava sapere perfettamente quello che la agitava dentro.
Ma prima o poi si sarebbe distratto, e allora sì che sarebbe stato il suo momento.
Già si vedeva affannata in una corsa a perdifiato lungo il vialetto, seguendo le rondini, fino al vicino ruscello che conosceva soltanto da quello scorcio intravisto dalla finestra del piano di sopra.
Lo avrebbe costeggiato stando attenta a non bagnarsi, respirando a pieni polmoni la libertà.
Lo amava, certo, ma lui non la lasciava libera di scegliere e questo la faceva sentire in gabbia.
Manolo pensava a tutto, dal cibo, alle visite mediche, ai suoi figli… e a lei non restava altro ruolo che fargli compagnia quando lui la cercava. Ben poca cosa, se confrontata con quello per cui scalpitava.
Nessuno dovrebbe sentirsi così, sembrava pensare. Si allontanò dal vetro e bevve un sorso d’acqua. Lui sarebbe tornato di lì a poco, aveva già sentito il motorino accanto al cancello.
Si avvicinò alla porta per aspettarlo, e sentì la chiave nella toppa.
Era uno di quei giorni in cui il richiamo era insostenibile, e sarebbe passata sopra a chiunque pur di seguire quella voce che le gridava di uscire.
La porta si aprì e Manolo entrò svelto, pronto a chiudere.

Ma il caso si intromise, e guidò la grossa scarpa proprio su un topolino di legno, lasciato in giro dai soliti confusionari giochi dei piccoli.
Quella fu l’occasione agognata: Lisa lo spintonò mentre barcollava, infilandosi a rotta di collo giù per il vialetto.
Lui non provò nemmeno a seguirla.
Sentì solo che gridava “Lisa!”, ma lei non si girò, né rallentò la sua corsa inconsulta.
Era finalmente libera!
Seguì i suoi ricordi e arrivò al fiume, e corse, corse felice, incalzata dal vento.
Solo quando il cuore le sembrò esplodere nel petto, quando fu sicura di essersi allontanata a sufficienza, si concesse una sosta e si guardò intorno.
Ogni elemento la chiamava a gran voce, era parte del tutto, e si sentiva finalmente a casa.
Il vento le spettinava il pelo fulvo e le faceva un piacevole solletico.

Dentro casa Manolo si chinò, e prese in braccio i tre micini.
“Tornerà, non preoccupatevi”, disse accarezzandoli.
“La mamma tornerà”


(da uno spunto di L. Ballerini)

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