giovedì 8 marzo 2012

Lo straniero

Arrivò in un giorno d’estate, annunciato dal vento.
Veniva dal mare, e la sua pelle bruciata faceva pensare a giornate assolate trascorse pigramente, odorose di sabbia.
Arrivò con la sua moto senza marmitta all’ora della siesta, e tutti lo sentirono già dai primi tornanti della salita.
“Viene dal mare. Saranno grane” commentarono i vecchi scuotendo la testa.

Il giovane si liberò con noncuranza dello zaino e del sacco a pelo dal colore indistinto, e si accampò sotto le arcate del campanile comunale.
Seduto per terra, si guardò intorno con la sigaretta a mezza bocca e per un solo attimo sollevò gli occhiali scuri sopra i capelli incolti, svelando occhi vivaci e taglienti.
L’indomani era sparito, e la delusione dei curiosi fu evidente: non succedeva mai nulla in paese, e lo straniero era un interessante diversivo.
Ma non si dovette attendere a lungo prima di avere di nuovo di che parlare: lo straniero aveva preso una stanza da Maria l’affittacamere e si era trovato un lavoretto in paese.
I vecchi ascoltavano le voci che si susseguivano discordanti.
“Chi potrebbe prender su un figliolo così strano?” si domandavano l’un l’altro seduti sulla solita panca.

Passarono i giorni. Il giovane compariva in piazza la sera, con il viso sfocato in mezzo alla nube azzurrognola di tabacco. Sedeva in disparte e osservava, senza scambiare parola con anima viva.
Nessuno sapeva ancora dove lavorasse o cosa facesse per tutto il giorno. In un paese di quattro anime, arroccato sulle montagne, era inconcepibile che un evento così insolito restasse un mistero tanto a lungo.
Fu solo per caso che Giannina un pomeriggio inciampò sul selciato sconnesso e si ruppe la stringa della ciabatta.
Entrando dal calzolaio vide lo straniero con la sigaretta in bocca, impegnato alla macchina per rattoppare vecchie scarpe. Gigi il ciabattino lo guardava serafico dalla sua sedia sgangherata fumando ancora più del giovane e mettendo a dura prova i polmoni di chi si era arrischiato ad entrare.
Giannina si fece rossa, e nel cercare di apparire indifferente la voce le divenne acuta.
Lui la guardò dritta nel cuore, e lì le rimase per sempre.

Forse non c’è bisogno di dire che in breve tempo tutte le signore, giovani o meno, trovarono un vecchio paio di scarpe dimenticato in mansarda per anni.
Il ragazzo non deludeva le loro aspettative: per ognuna c’era un’occhiata speciale, e sapeva cogliere in tutte l’aspetto migliore, valorizzandolo con un semplice sguardo.
Guardò gli occhi della signora Lia, facendola sentire tredicenne al cospetto dell’amato marito.
Di Paoletta guardò le mani, senza sapere che aveva sempre sognato diventare una concertista. Ammirò il sorriso di Cristina, che metteva il cuore intero in ogni sua emozione, e accarezzò con lo sguardo i lucidi capelli di Marta, figlia e orgoglio della parrucchiera.
Ma quando entrò Lucia non seppe cosa guardare per primo.
Il giovane era spiazzato, e fu lei a guardare dritta nei suoi occhi vivaci e taglienti, divertita.
Uscì da quella ciminiera lasciando una scia di aria profumata, ostentando sfacciata la sua turgida gioventù e lasciandolo sognare.

Era bravo, Gigi era soddisfatto del nuovo apprendista e la clientela andava aumentando.
“Ha i capelli col vento dentro” sospiravano le donne coccolando le scarpe riparate.
“E’ sempre spettinato”, brontolavano piuttosto gli uomini. 
Lucia taceva ma aveva un sorriso nuovo da qualche tempo.

I vecchi nicchiavano.


Inatteso com’era arrivato, in un luminoso giorno di settembre si persero le tracce del giovane.
Era sparito con la sua moto, anche se nessuno l’aveva sentita rombare.
Al lavoro non si era presentato, né aveva riscosso lo stipendio maturato.
Maria aveva trovato sul tavolo dell’ingresso il corrispettivo dell’affitto, ma non aveva neanche immaginato che stesse programmando di andarsene.
Le donne non si posero domande: erano prese ciascuna dal proprio lutto personale e dal tentativo di nasconderlo, e si sentivano tradite dall’abbandono repentino.
Gli uomini non si posero domande: erano impegnati a nascondere il sollievo di non dover più dividere il cuore delle proprie donne con qualcun altro.
Ma i vecchi avevano osservato, pensato, sospettato, e non si risolvevano ad uscire da un silenzio omertoso.

Quella mattina la madre di Lucia aveva lasciato trapelare che la ragazza si sentiva poco bene ed era rimasta a letto, pallida e agitata. Anche il suo fidanzato non si era ancora visto in giro.

Già dall’indomani tutto era tornato alla normalità.
Ben presto Gigi dovette accantonare montagne di scarpe che nessuno tornò mai a ritirare.
Le donne si sentivano più leggere, libere dal velenoso senso di colpa nel quale si agitavano da mesi, e gli uomini tornarono tranquillamente a darle per scontate.
Solo per Lucia nulla fu più come prima.
Decise per il convento gettando il fidanzato in uno sconforto rabbioso.

Del ragazzo che veniva dal mare, con il vento nei capelli e la pelle bruciata dal sole, nessuno parlò più.
Lo immaginavano a gettar scompiglio in qualche altro posto, con gli occhi vivaci nascosti dietro agli occhiali scuri.
Solo i vecchi la sapevano lunga. Ma decisero di tacere.



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