Ti ho cercato tanto.
Ti ho cercato come presenza, aspettandomi quasi di sentirti
accanto, stupita di non avere quel sesto senso che ti fa sapere quando
ancora non sai.
Ti ho cercato in una chiesa, fra l’odore delle candele e
l’asprezza dell’incenso.
Ti ho cercato sotto questa pioggia incessante, così simile
ai miei sentimenti, che batte il mare e lo schiaffeggia inutilmente,
inghiottita poi fra le sue onde schiumose.
Ti ho cercato prendendoti per mano, quella mano fredda e
senza quasi consistenza, che sembra cera per quanto è liscia.
Ti ho cercata, ma non c’eri.
Non c’eri più.
Poi il mio sguardo desolato si è fermato sulla foto che
tenevi sul comò, e sul quadro con i fiori bianchi che hai appeso accanto al
letto.
Ho guardato il copriletto rosa antico e le tue sedie del
matrimonio, che ti hanno seguita in ogni trasloco, quasi sgangherate nella
loro antica eleganza.
E ho guardato l’armadio, scrigno misterioso che era il tuo
mondo, che aprivi soltanto per fare qualche regalo, dal tuo portafogli consumato,
come una cosa segreta, personale, inviolabile, con un pacchetto di caramelle
sempre nascosto dentro.
E ti ho trovata finalmente.
Tu eri a due passi da me, nella scatola dei foulard, fra le
calze di lana ben piegate nel cassetto, fra le lenzuola del corredo coperte per
non prendere troppa polvere.
Eri accanto alla foto del tuo Filippo, nel vasetto con due rigidi
fiori finti, nel centrino di pizzo che avevi ricamato da ragazza.
C’era la tua presenza fra le foto dei nipoti attaccate alle
pareti, fra quelle incorniciate nell’argento, e guardandole le vedevo con i
tuoi occhi; parlavano di te e della tua vita, della solitudine e della famiglia lontana.
Ti ho trovata infine nel tuo cofanetto dei gioielli,
svuotato da tempo ormai, che conteneva la foto di un amico scomparso, un
santino a cui votarti, e un piccolo libricino.
Te l’avevo regalato un secolo fa, o forse più, ti aveva
riempito di gioia oltre qualsiasi aspettativa.
Quello piccino come un mignolo, quello dal titolo “Cara nonna”, quello che riposa con te ora, fra le tue mani di cera.
Commossa!
RispondiEliminaMi sono commossa tanto, Rachele. Vorrei poterti abbracciare...
RispondiEliminami sono rivista e ritrovata nelle tu parole
RispondiEliminaho perso da poco mia nonna
e non l'ho ancora ritrovata
bello!! mia nonna è ancora viva e se penso a tutto l'amore che mi ha dato e continua a darmi, a quanta forza racchiudono i suoi 83 anni di vita, so che quando non ci sarà più continuerà a vivere nel mio cuore, anzi un pezzettino di me sarà per sempre suo;-)) che cosa meravigliosa che sono le nonne!!!
RispondiEliminaMia nonna è andata via quattro anni fa...e io ancora non ho metabolizzato il fatto. Mi manca ancora da morire ma la trovo con me ogni volta che apro il cassetto del comodino e guardo le ultime babbucce di lana che mi ha fatto,anni e anni fa, mai indossate ma conservate come una reliquia.
RispondiEliminaTi abbraccio forte forte!
Buona notte, nonna, dona una carezza alla tua nipotina che ti ama tanto!
RispondiEliminaBello. E' quando gli oggetti non sono inutili orpelli, ma la dimora di bellissimi ricordi. Perché è bene che i ricordi abitino da qualche parte.
RispondiEliminaBellissimo questo post, mi hai fatto scoppiare il cuore ricordandomi la mia dolce cara nonna
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